La gestione dei rifiuti potrebbe essere una grande occasione di sviluppo, invece continua a essere un problema di malagestione e di legalità. Per questo è con grande dispiacere che devo dare ragione, in parte, a Gian Antonio Stella, quando sottolinea sulle pagine del Corriere Sera che l’ambiente non va di moda tra i politici italiani, a dispetto della studiata retorica del leader cinese Xi Jinping e della crescente consapevolezza ambientalista europea. È in parte vero, come scrive Stella, che la parola ambiente è pressoché assente dal dibattito elettorale, nonostante l’indice di preoccupazione dei cittadini, e che questa mancanza stride rispetto alla situazione reale del paese.

Ho però un appunto da fargli: quello di non aver preso in considerazione il discorso di Liberi e Uguali, l’unica forza in campo non solo a parlare di ambiente ma ad averlo addirittura messo al centro del suo programma, sostenendo la necessità di un piano coordinato d’interventi verdi.

Le sfide ambientaliste da mettere in campo per la nuova legislatura sono state illustrate bene questa mattina da Legambiente nel corso di un incontro dove sono stati invitati esponenti di tutte le forze politiche. Priorità, quali la rigenerazione urbana e l’economia circolare per esempio, di cui l’associazione ha sostenuto l’assoluta e urgente necessità per il nostro paese.

“Bisogna avere il coraggio – dice il documento di Legambiente – di aggredire gli enormi sprechi, le scelte infrastrutturali sbagliate, l’evasione fiscale ma anche le rendite a danno dell’ambiente che impediscono una corretta gestione delle risorse naturali e dei beni comuni”.
Questo discorso lo condivido in pieno. Anche e soprattutto in considerazione del periodo storico che stiamo attraversando, profondamente “nuovo”, fatto di cambiamenti climatici, di flussi migratori dovuti anche a questi mutamenti del clima, di nuove disuguaglianze, di crisi del lavoro, di robot: insomma, di rapide e cospicue trasformazioni, che dobbiamo sapere cogliere e anticipare perché non si lasciano rincorrere.

Per questo abbiamo bisogno di lungimiranza e d’innovazione, per sbloccare la situazione di stallo in cui di fatto ci troviamo sul fronte della crescita economica, del lavoro, del benessere e della percezione che abbiamo del mondo in cui viviamo.

Abbiamo bisogno di una visione che metta al centro l’ambiente e pianifichi una conversione ecologica dell’economia. Innanzitutto per affrontare la battaglia più drammatica, quella climatica, di cui il punto di non ritorno e della ingovernabilità degli eventi è pericolosamente vicino. Ma anche per realizzare, nella sua complessità, il rilancio dell’Italia, declinandone tutte le potenzialità e scegliendo di adottare le soluzioni opportune.

Rossella Muroni