Intervista al quotidiano online Lettera Donna a cura di Michela Pagarini
Un cuore antifascista e una grande ammirazione per Nilde Iotti, Rossella Muroni è stata la prima donna a diventare Presidente di Legambiente, che ha lasciato per coordinare la campagna elettorale di Liberi e Uguali. Non sente però di aver rotto nessun soffitto di cristallo anche se, ammette, il percorso è stato in salita. Passata dall’attivismo alla politica per «strare dalla parte di chi decide e non solo di chi propone», porta avanti il tema dell’ecologia con una forte impronta concreta. Per lei il problema ambientale non è più rimandabile, ma è anche una grande occasione per creare sviluppo e uscire dalla crisi. Tra le sue priorità per le donne ci sono l’occupazione, la parità salariale e la tutela dei diritti sessuali e riproduttivi, con un occhio di riguardo per lalegge 194 e la salvaguardia della salute di tutti.
Prima donna Presidente di Legambiente: com’è stato sfondare il soffitto di cristallo?
Non ho mai avuto questa impressione. Prima di diventarlo sono stata direttrice generale per otto anni, un lavoro di dialogo e responsabilità. Mi sono arrampicata su per il sentiero, questo sì, e in tutto il percorso sono capitati anche ostacoli. Ma impegnarmi per quello in cui credo per me è fonte di grande energia.
Nelle dimissioni ha citato un bivio che incontrano molti attivisti, quello dell’antipolitica, zona di comfort e rifugio di molti: perché ha scelto di correre il rischio?
Perché fare Legambiente per me significava già fare politica. Non ho mai avuto un’impostazione tecnico-scientifica, il dato ambientale ha sempre avuto in sé un valore sociale, come fosse un testimone numerico delle diseguaglianze che attraversano i nostri territori. Ho solo deciso di provare ad alzare il tiro: stare dalla parte di chi decide e non solo di chi propone. Proprio per dare rappresentanza a quella fetta di cittadini che immaginano e realizzano, dal basso, nuovi modelli di welfare, di cura del territorio, di produzione di beni e servizi, di utilizzo dei beni comuni.
Ha dichiarato di aver ricevuto molte proposte politiche, per quale motivo ha accettato proprio quella di Grasso?
Perché mi ha parlato di un progetto di sinistra che mi piace e mi ha proposto di costruirlo insieme. Questo Paese, troppo spesso e su troppi fronti è andato avanti per decreti; serve invece una visione che tenga insieme le decisioni da prendere, e in questa idea di futuro la questione ambientale deve essere centrale e trasversale. L’ecologia non è un tema separato dagli altri; sostenibilità e qualità ambientale sono le carte il presupposto per uscire dalla crisi economica e climatica e stare tutti meglio.
Quali sono le priorità riguardo le donne?
Nonostante lo preveda l’articolo 3 della nostra Costituzione, le donne non hanno sempre in Italia, nel 2018, le stesse opportunità degli uomini e troppo spesso, nei fatti, non viene riconosciuta loro pari dignità, a cominciare dalle retribuzioni. Questo è il primo, fondamentale punto da cui partire, e bisogna essere chiari se si vuole andare realmente oltre questa situazione. Liberi e Uguali ha messo ai primi posti del suo progetto la piena affermazione a tutti i livelli della libertà, della pari dignità e delle pari opportunità, individuali e sociali, delle donne.
Ecologia e femminismo tendono sempre più a convergere: perché?
R: Sono entrambi movimenti impegnati per un cambiamento sociale. Si tratta di un modo di guardare al futuro e di un cambiamento dei rapporti di forza. L’ecologia deve essere parte integrante dello sviluppo del Paese e della pianificazione delle nostre politiche. Innanzitutto per salvaguardare l’ambiente e quindi la salute di tutti, ma anche per creare nuova occupazione. Bisogna saper ragionare sul lungo periodo e gestire la complessità, e in questo, a mio avviso, le donne sono più capaci.
L’ambiente e i diritti – in particolare quelli delle donne – sembrano essere le sue principali priorità, quali i primi obiettivi concreti che vorrebbe affrontare?
Tra le misure da adottare in via prioritaria ci sono sicuramente la prevenzione e il contrasto della violenza di genere e il superamento del divario salariale, anche attraverso l’introduzione di misure strutturali di sostegno alla genitorialità. Lavorerò alla realizzazione di un piano straordinario per l’occupazione femminile. Poi, sul fronte sanitario per ampliare lo spazio del diritto alla salute delle donne, bisogna sostenere e finanziare la rete dei consultori, anche a garanzia dei diritti sessuali e riproduttivi. È necessario, inoltre, lavorare in modo serio all’introduzione di programmi di educazione sessuale e contraccettiva nelle scuole intervenire e sull’applicazione della legge 194 affrontando il problema del numero eccessivo di medici obiettori.
Un altro nesso fra i temi donne e ambiente è la tendenza a sottovalutarli o a ritenerli marginali: come si cambia una mentalità simile?
Stiamo parlando di rapporti di forza, improntati a un forte maschilismo e decisamente da superare. La drammaticità degli effetti dei mutamenti climatici è la prova terribile che la questione ambientale non è né marginale né rimandabile. È vero però che esiste un nesso atavico tra donne e natura, che va riconosciuto e rivendicato con forza. Per questo voglio citare le parole di Vandana Shiva, che sintetizzano molto bene le ragioni di un eco femminismo che condivido. «Le donne non riproducono solo se stesse, ma formano un sistema sociale e dalla loro creatività proviene quello che io chiamo eco femminismo. Le donne sono le depositarie di un sapere originario, derivato da secoli di familiarità con la terra, un sapere che la scienza moderna baconiana e maschilista ha condannato a morte».
Trump, Grillo, Renzi… La comunicazione è spesso appannaggio femminile, ma in politica l’hanno saputa sfruttare soprattutto gli uomini.
Perché in politica gli uomini sono più numerosi delle donne e mancano figure di leadership femminile. La direttrice della comunicazione di Donald Trump, peraltro, è una giovane donna. Anche nelle retrovie della comunicazione, web e non solo, ci sono professioniste.
Mai come quest’anno stanno scendendo in campo molte donne forti e determinate. È utopistico pensare di costruire un «dialogo di genere» trasversale, magari su temi come la violenza, o alla fine le appartenenze politiche sono e rimarranno ostative?
La trasversalità del dialogo di genere è fondamentale e già, in alcune in occasioni, si è riusciti a superare la logica degli schieramenti politici per sostenere una causa comune. Penso in particolare alla legge sullo stalking e la violenza sessuale. Ma anche alle prime cinque donne della commissione speciale detta dei 75 che elaborò la prima bozza della nostra Costituzione: Nilde Iotti, Ottavia Penna Buscemi, Angelina Merlin, Maria Federici e Teresa Noci, che venivano da mondi e partiti diversi e distanti.
C’è una donna del passato a cui si ispira o con la quale le sarebbe piaciuto condividere questo percorso politico?
Nilde Iotti, sicuramente: una figura imprescindibile per chi, come me, crede nei valori della sinistra e dell’antifascismo. Il suo impegno ha garantito alle donne il voto e la partecipazione alla vita politica, in un’epoca in cui era dato loro parlare solo tra le mura domestiche o davanti al confessore, e che si è spesa con passione per la pari retribuzione tra i sessi.