Il caso della Embraco tiene banco sui giornali e sugli altri media perché ci sono quasi 500 lavoratori a rischio licenziamento nelle prossime settimane. È un caso gravissimo. Uno tra i tanti che vedono multinazionali, anche italiane, delocalizzare dopo aver preso soldi pubblici per investire in Italia e creare occupazione.

A documentarlo bene c’è un articolo de Il Fatto Quotidiano pubblicato il 24 febbraio. Un breve elenco di esempi: l’italiana K Flex delocalizza in Polonia con contributi europei, la Micron dichiara 500 esuberi dopo aver incassato 150 milioni dal Ministero dello sviluppo economico, Videocon ha ottenuto 47 milioni da governo e Regione Lazio, non ha rispettato nessun impegno e ha scelto di non fare l’investimento previsto.

Sono scelte gravi perché si fanno beffe dell’intervento pubblico e degli accordi presi, oppure, come nel caso di K Flex, perché l’Europa contribuisce con sue risorse ad alimentare la concorrenza al ribasso sul costo del lavoro.

Lo stesso articolo cita un’intervista al titolare della Candy a il Giornale, nella quale ci si chiede se non sia il caso di fare come in Gran Bretagna, “dove è ormai un dato di fatto che non si produca più nulla”.

Niente di più sbagliato: l’Italia resta la settima potenza industriale mondiale nonostante abbia perso 800mila posti di lavoro nelle fabbriche nel terribile decennio 2007-2017. Non si deve e non si può alimentare questo declino.

Liberi e Uguali ha molte proposte in materia di rilancio dell’economia e per una politica industriale che dia gambe e forza anche a quelle imprese – la maggior parte – che non sono competitive sui mercati mondiali e non esportano. Ma la politica industriale pubblica non basta. C’è anche bisogno di un migliore accesso al credito e di un’idea dei settori su cui puntare.

Infine c’è bisogno di un cambio di marcia per quanto riguarda le delocalizzazioni: servono regole europee che impediscano il dumping sociale e serve una legge italiana che impedisca alle imprese che investono qui anche ricevendo contributi pubblici, di prendere i soldi e scappare. Se tutti noi, con i soldi pubblici, contribuiamo a creare lavoro nel Paese, l’impresa che non rispetta gli accordi deve restituirli tutti e pagare un’ammenda. I contratti si rispettano.

I deputati oggi in Liberi e Uguali una legge così la avevano presentata già nel 2014. Siamo pronti a riproporla. La speranza è che, anche grazie al clamore suscitato da casi come quello della Embraco (e della Ideal Standard, che sembra essersi risolto), le forze politiche che hanno ignorato le nostre proposte fino a ieri, forse ascolteranno.