Proposta alle forze politiche e sociali della sinistra e del campo democratico
La crisi istituzionale davanti a cui ci troviamo affonda le radici nella crisi del sistema politico e ancor di più in quella economica che ha minato profondamente la coesione sociale e che oggi mette in discussione la tenuta stessa della nostra democrazia.
La precarietà e l’aumento smisurato della povertà e delle disuguaglianze hanno alimentato insicurezze e paure che oggi costituiscono la base sociale del consenso con cui la Lega e il Movimento 5Stelle provano a dare un governo al paese nel segno di una regressione sul piano culturale, dei diritti e del rispetto delle istituzioni.
Non a caso l’offensiva politica nei confronti del Presidente della Repubblica ha assunto i toni di un vero e proprio assalto all’autonomia del Quirinale, fino alla ridicola richiesta di messa in stato di accusa avanzata dal M5S. I partiti che hanno tentato di piegare la Costituzione in questo frangente inaugurano oggi un disegno pericoloso: la trasformazione del Presidente della Repubblica in un mero passacarte, del Parlamento nell’esecutore di un Contratto di Governo scritto altrove, dell’esecutivo nel dominus assoluto. Per questo riteniamo la difesa delle istituzioni repubblicane un dovere morale davanti a nuove derive autoritarie.
Siamo davanti ad una crisi di legittimità delle istituzioni che riguarda in primo luogo la dimensione europea. Crisi che affonda le radici in un processo di integrazione incompleto, basato prevalentemente sulla moneta e sul sistema finanziario e non innanzitutto sulla coesione sociale e la democrazia.
La crisi che attraversa oggi il nostro Paese è figlia anche di questa impalcatura istituzionale che rischia di mettere in discussione la stessa autonomia delle democrazie rappresentative. Lo testimoniano le parole sconsiderate del Commissario europeo per il bilancio Oettinger, che segnalano la distanza abissale tra le tecnocrazie ed i popoli europei, così come la vicenda che ha riguardato la nomina del Ministro dell’Economia, che pone una questione rilevante e inedita relativa alla natura del rapporto tra la democrazia e i mercati. Questione molto seria che non può essere affrontata con forzature come quelle del M5S e della Lega che servono più a costruire il consenso elettorale che ad affrontare realmente il problema.
Questione democratica e questione sociale non possono quindi essere scollegate. Serve capire a fondo la natura di questa crisi per potere immaginarne il suo superamento, fare i conti con le politiche che hanno determinato le condizioni attuali.
Per dirla in poche parole serve mettere in campo una nuova proposta che si opponga alla nuova destra rappresentata oggi da Lega e M5S ad alle politiche di austerità che hanno permesso la loro ascesa.
Serve quindi una svolta, una radicale discontinuità con le politiche degli ultimi anni, un programma fondamentale chiaro, netto, che abbia al centro innanzitutto la parte più debole del paese, quella che ha pagato il prezzo più alto della crisi.
La priorità deve essere la lotta senza quartiere alla svalorizzazione del lavoro: serve una legislazione che limiti la reiterazione di contratti precari all’infinito, che dia attuazione alla carta dei diritti promossa dalla Cgil, che riformi radicalmente il sistema previdenziale riducendo l’età pensionabile, che intervenga sulle delocalizzazioni selvagge. Il Mezzogiorno deve tornare ad essere centrale, con una nuova politica di investimenti diretti. Bisogna chiudere definitivamente l’epoca dei condoni fiscali e contrapporre alla Flat tax un principio semplice e chiaro: chi ha di più paga di più, contribuendo ad alleggerire il peso delle imposte sul ceto medio impoverito. Bisogna finalmente garantire un reale ed esigibile diritto alla cura.
In campo europeo serve una proposta di revisione dei trattati, a partire dal patto di stabilità che soffoca gli investimenti senza contribuire a ridurre il debito, dalla modifica del Fiscal compact che vada nella direzione di una golden rule relativa a spese di investimento anche nazionali e quelle per ricerca, sviluppo e innovazione. Dobbiamo ripensare nuove politiche migratorie che promuovano l’apertura immediata di corridoi umanitari garantendo «canali di accesso legali e controllati» attraverso i Paesi di transito a chi scappa da persecuzioni, guerra e conflitti per mettere fine alle stragi in mare e in terra, e quindi debellare il traffico di esseri umani, anche con una nuova politica dei visti.
In caso di elezioni nei prossimi mesi, Liberi e Uguali, nella consapevolezza della drammaticità di questo passaggio, chiede a tutte le forze politiche e sociali della sinistra e del campo democratico di aprire un confronto per verificare la possibilità di una nuova proposta per il paese.
Convinti che se la partita elettorale si trasforma nel bipolarismo tra insider e outsider, euroentusiasti ed euroscettici, rigoristi e sovranisti a pagarne il prezzo più alto sarebbe in primo luogo il Paese.
Non serve quindi un indistinto fronte repubblicano, un’ammucchiata in difesa dell’esistente, ma una proposta che sappia ricucire le divisioni del passato dentro una nuova stagione politica. Serve una scossa! Serve un nuovo campo di forze che parta dalla necessaria discontinuità di contenuti, di metodi, di gruppi dirigenti.
Serve far emergere la capacità di rispondere alle sofferenze e alle paure di vasti strati della popolazione.
Ci rivolgiamo in primo luogo a tutti coloro che hanno a cuore la difesa della democrazia costituzionale, il destino di una Europa sociale non dominata dall’austerità, la lotta alle diseguaglianze economiche, territoriali, generazionali e di genere.
Nel caso in cui nascesse un governo politico di destra, oltre alla ferma opposizione nel Parlamento e nel Paese, daremo immediato avvio al percorso politico di Liberi e Uguali, così come deciso nell’Assemblea nazionale di sabato 26 maggio.
Siamo consapevoli che la sfida che abbiamo davanti è più importante del destino degli attuali gruppi dirigenti e delle singole organizzazioni. Questo è il tempo della generosità, ma anche della chiarezza e noi siamo pronti a fare la nostra parte.
Pietro Grasso
Leader di Liberi e Uguali