“L’Italia libera è l’Italia uguale. In cui l’artigiano non viene schiacciato da Amazon ma premiato dal fisco. E in cui suo figlio potrà imparare il cinese già alle scuole superiori, andare gratuitamente all’Università e magari diventare lui stesso manager di una multinazionale. L’Italia libera sfida il mondo, consapevole e forte delle proprie capacità, libera dalle rendite”. Lo scrive il segretario di Possibile, Pippo Civati, candidato di Liberi e Uguali alla Camera in Lombardia, in una lettera aperta inviata ‘all’Italia che produce’, ossia gli artigiani e le piccole e medie imprese.

“Per i molti, non per i pochi recita lo slogan di Liberi e Uguali. E i molti – aggiunge Civati – non dobbiamo mai dimenticarcelo, sono davvero molti. Lo sappiamo bene alle latitudini pedemontane, dove la sinistra ha da sempre fatto fatica, dove gli effetti dei cambiamenti globali hanno avuto ricadute importanti già negli scorsi decenni. Ci sono cose più grandi di noi, nelle valli alpine e prealpine e nella pianura padana. Infrastrutture che ricadono su territori e comunità, che sembrano dover far svoltare la mobilità e che invece si traducono costantemente in viadotti deserti che tagliano in due parchi naturali. E così, ogni inverno, ci troviamo a invocare la pioggia per abbassare il livello di Pm10 nell’aria, e alle volte per spegnere gli incendi”.

“Quando parliamo – evidenzia il candidato di Leu – di salario minimo, di istruzione universitaria, di sanità pubblica, di progressività fiscale che premi i redditi più bassi, di lotta alle rendite e di concorrenza, parliamo esattamente di questo: di un’economia che funziona per tutti, dove i tutti sono sullo stesso piano e possono partecipare alla crescita economica del paese cogliendone i frutti”.