Alla Embraco-Whirlpool quasi 500 lavoratori sono a rischio licenziamento a causa del comportamento irresponsabile della multinazionale. Li ho incontrati qualche giorno fa e ho promesso loro che avrei seguito la vicenda. L’ultima novità dell’azienda è quella di chiedere, a chi sta continuando a lavorare, di “aumentare i ritmi della produzione”, senza aver detto nulla sul futuro. È un atteggiamento inaccettabile. A loro la mia solidarietà.Questo è l’ennesimo caso in cui una multinazionale sceglie di non rispettare gli accordi sindacali e delocalizza all’estero. Dobbiamo fare in modo che gli accordi si rispettino e chiediamo al governo che faccia tutto il possibile affinché l’azienda si presenti con una proposta al tavolo dell’8 febbraio. Al momento, dopo l’annuncio di chiusura dello stabilimento, non c’è nemmeno la possibilità di attivare la cassa integrazione.
Il caso della Whirlpool è una delle tante crepe nel nostro sistema produttivo e la dimostrazione che per creare lavoro stabile non è necessario cambiare le regole con cui si assume e licenzia. I dati Istat di oggi – 112 mila persone inattive in più, calo del tasso di occupazione e aumento esponenziale dei contratti a termine su base annua (+303mila) – sono l’ennesima dimostrazione di quanto diciamo da tempo: all’Italia serve una politica industriale, serve l’intervento pubblico per prendersi cura di un territorio fragile e dotarci di nuove infrastrutture compatibili con l’ambiente, servono le infrastrutture sociali (ospedali, asili), serve investimento in formazione permanente per mantenere i lavoratori al passo con l’innovazione tecnologica.
Pietro Grasso