«Il calore dei milanesi mi ha scaldato il cuore». Al punto che Laura Boldrini, presidente uscente della Camera, chiuderà la sua campagna «on the road» non a Palermo con Pietro Grasso, bensì nel capoluogo lombardo: «Nonostante le temperature rigide “a Milano non fa freddo”, come diceva Giuseppe Marotta in un bel libro. Questo territorio è molto diverso da come lo descrive Salvini e lo dico dopo essere stata anche a Novate, Rho, Settimo, Sesto, San Donato, Rozzano, Cinisello…».

Come è stata accolta?

«Con molta curiosità e attenzione. I temi che più stanno a cuore alla gente sono quelli del lavoro. La precarietà, le multinazionali che delocalizzano e poi l’ambiente. A Milano c’è una buona sensibilità ambientale, che ho potuto verificare anche andando in giro in bici a meno tre gradi, in occasione di una iniziativa ecologista».

Sono i luoghi di Salvini.

«Eppure le persone non sono ossessionate come lui dall’immigrazione. Ho incontrato molte persone indignate per la campagna di odio contro di me. Il modo squadristico con cui Salvini associa il mio nome ad atti criminali commessi dai migranti ha generato molta solidarietà».

Gli attacchi di Salvini sono stati un boomerang?

«Sì, se voleva distruggermi, mi ha dato forza».

Sosterrebbe un governo per la legge elettorale che veda assieme LeU, FI e Pd?

«No. Se ci sarà bisogno di una nuova legge elettorale se ne occuperà il Parlamento, ci confronteremo con le altre forze politiche. Ma di governi di larghe intese non se ne parla. Le persone ti votano per portare avanti il tuo programma, non quello degli altri».

Quali alternative di governo ci sono?

«Le vedremo numeri alla mano. Nonostante le improbabili performance di Di Maio, per formare un governo c’è una procedura da seguire».

Ha sbagliato a spedire la lista dei ministri al Colle?

«Questi sono scenari da Truman Show. Di Maio è un illusionista. Gioca a fare il mago, come Salvini che giura da premier in piazza Duomo con il rosario in mano».

E se la Lega, magari con i voti di CasaPound, facesse il botto nelle urne?

«Salvini non disdegnava quei voti, poi Berlusconi lo ha sgridato ed è tornato a Canossa. Nel centrodestra comanda il leader di Forza Italia».

Tajani sarà premier?

«Tempo fa ci ho parlato e diceva di essere molto preso dal ruolo importante che gli hanno affidato in Europa. Ad ogni modo Tajani è un europeista, mentre Salvini lo è solo il 27 del mese, quando ritira lo stipendio».

Lei vede margini di trattativa con il M5S?

«Le alleanze si fanno sui programmi e io vedo più divergenze che punti di contatto. Per noi i sindacati e i corpi intermedi hanno una funzione irrinunciabile, per loro no. Per loro fascismo e antifascismo sono categorie superate, noi invece chiediamo lo scioglimento di tutti i gruppi che si ispirano al fascismo. Per non dire dell’immigrazione e della campagna di delegittimazione delle Ong».

Non vi alleerete né con Renzi né con Di Maio?

«Ci sono princìpi e valori non negoziabili. Se mancano i punti di convergenza penso sia più dignitoso andare all’opposizione. Le nostre priorità sono lotta alla precarietà, articolo 18, legge sulla cittadinanza, politiche ambientali e poi tasse eque e progressive, lotta all’evasione fiscale e alla corruzione, una diversa politica migratoria… Su questi temi chiederemo chi ci sta e ci confronteremo. Quanto a Renzi, non è un problema di antipatia personale, ma di politiche».

Vedrebbe Di Maio come suo successore alla Camera?

«Da presidente dico che l’Aula è sovrana. Ma in quel ruolo deve esserci qualcuno che rispetta e valorizza l’istituzione, non chi vuole aprirla come una scatoletta di tonno. Raramente ho visto il sostegno del M5S alla nostra azione di sobrietà, che ha fatto risparmiare 350 milioni».

Cosa è andato storto nella campagna di Liberi e uguali? Le due cifre non sembrano a portata di mano.

«Noi abbiamo fatto una campagna che ci ha impegnati tantissimo, ma siamo neonati. Stiamo facendo l’impossibile e io credo che alle due cifre ci arriveremo».

LeU è destinato a dividersi in Parlamento?

«Speranza, Fratoianni e Civati hanno siglato un patto per andare avanti uniti e ricostruire la sinistra, come ci chiede la gente».

E se al posto di Renzi ci fosse Gentiloni?

«Se continua le politiche degli ultimi tempi non c’è margine. Il Pd deve adottare una forte discontinuità da politiche che hanno tolto diritti ai giovani, il nostro capitale umano».