Grazie alla diffusione del rapporto di Oxfam International il mondo, l’Europa e l’Italia tornano a parlare di disuguaglianze. È un bene e ci auguriamo che le forze politiche, impegnate in campagna elettorale, trovino il tempo per leggerlo.

I dati sull’Italia sono molto chiari: su 28 Paesi Ue siamo ventesimi per livello di disuguaglianza. A metà 2017, il 20% più ricco degli italiani deteneva oltre il 66% della ricchezza nazionale e il successivo 20% ne controllava il 18,8%. Al 60% degli italiani restava appena il 14,8%.

La quota di ricchezza dell’1% più ricco degli italiani supera di 240 volte quella del 20% più povero della popolazione. La crisi ha accentuato le differenze tra i più ricchi e i più poveri:iIn dieci anni il 10% più povero ha visto diminuire il suo reddito del 28%. Quasi un terzo!

Sono numeri che dovrebbero far indignare e far discutere i partiti: e invece Berlusconi parla di flat tax, una misura per la quale il ceto medio e il miliardario pagherebbero la stessa aliquota. Questo non farebbe che accrescere le disuguaglianze.
Alle diseguaglianze crescenti non si risponde abbassando le tasse ai più ricchi, come propone il centrodestra con la flat tax, quello è un regalo ai più ricchi! Con la flat tax le entrate dello Stato diminuirebbero di almeno 40 miliardi l’anno (la stima è del Sole24Ore) e la possibilità di investire in sanità, scuola, università, trasporti locali sarebbe minore di quanto già non sia. Meno entrate fiscali significa meno servizi, oppure servizi a pagamento che molti non potranno permettersi, anche se pagheranno qualcosa in meno di tasse.

Una riflessione contenuta in quel testo mi ha colpito: Le origini familiari e il contesto socioeconomico nel quale si cresce è decisivo nel determinare il futuro, sia negli studi che nel reddito: i Paesi dove questa tendenza è più accentuata sono gli Stati Uniti, la Francia, il Regno Unito e l’Italia. Quando diciamo che serve un piano straordinario per aumentare i posti disponibili negli asili nido, chiediamo investimenti nella scuola e l’abolizione delle tasse universitarie, allora abbiamo ragione: questi sono gli strumenti per rimettere in moto l’ascensore sociale.

Essere donna è, e non dovrebbe essere, un altro ostacolo: le donne, in Italia (e in altri luoghi nel mondo), guadagnano meno anche quando fanno gli stessi lavori degli uomini. È inaccettabile.

Per ridurre le disuguaglianze, dice Oxfam, occorre far pagare alle multinazionali e ai più ricchi le tasse in maniera adeguata, aumentare la spesa pubblica in welfare, ridurre gli stipendi e i bonus dei manager, proteggere i diritti dei lavoratori. Sono idee molto simili a quelle contenute nel nostro programma. Per fare queste cose, dunque, noi ci siamo e ci saremo.