Intervista a Repubblica

di Oriana Liso

Onorio Rosati, lei è “offuscato dall’odio per il Pd” come dice Giorgio Gori?

«Bisognerebbe misurare le parole, non avvelenare una campagna elettorale che sarà già contro di noi, e rispettare le scelte democratiche di altre forze politiche. Non so se il Pd abbia fatto lo stesso. So che noi non abbiamo trovato le ragioni per starci assieme».

Liberi e Uguali l’ha scelta come candidato in Lombardia. Gli appelli del Pd non sono serviti.

«Ci hanno fatto riflettere. E sono serviti, certo: a prendere questa decisione in autonomia, e più consapevoli delle conseguenze. A chi parla di voto utile, però, ricordo che questo presuppone una contendibilità del risultato, che non esiste nella realtà delle cose, lo dicono tutti i sondaggi».

Quindi, meglio perdere da soli e salvare la faccia? O, come si dice, lei corre per vincere?

«Conosco la politica e la matematica, non mi presento per vincere, ma per rendere esplicito un punto di vista di sinistra, alternativo, che sinora è mancato drammaticamente in questa Regione e nel Paese».

Lei era un sindacalista riformista, che effetto fa passare per un duro e puro?

«Le analisi retrospettive non mi appassionano, soprattutto se superficiali o in malafede. Sí ricordano parole di dieci anni fa, e si dimentica cosa ha fatto Renzi ieri, o cosa ha detto su di noi».

La definiscono il candidato riluttante: ha sperato che da Roma arrivasse il contrordine?

«Non ho sentito pressioni dal nazionale, la scelta è arrivata dai territori, che lavorano con sacrificio e passione da mesi. Non amo la ribalta, è vero, ma se una comunità politica mi sceglie, me ne assumo onori e oneri».

Perché Zingaretti nel Lazio sì e Gori in Lombardia no?

«Hanno biografie diverse. Rispetto Gori – gli chiedo di fare altrettanto – e non userò contro di lui gli argomenti soliti. Ma parla di migliorare quanto c’è già, mentre noi vogliamo una radicale discontinuità».

Non corre il il rischio di un voto disgiunto?

«Abbiamo elettorati diversi, guardiamo a chi non vota perché deluso da un centrosinistra che ormai è una categoria dello spirito, che non esiste più. Esiste solo il Pd con la deriva centrista».

Al vostro interno avete tre anime: sicuri di riuscire a restare assieme?

«Il 4 marzo sarà un test per tutti: per chi fino a poco fa evocava l’autosufficienza del 40 per cento e anche per noi. Passata quella data, si aprirà un nuovo libro».