Negli ultimi due anni, alcune Regioni, tra cui la Lombardia, hanno investito sul trasporto pubblico su ferro e hanno visto, in risposta, aumentare il numero dei pendolari. Questi investimenti, però, non sono adeguati alla forte domanda di mobilità che esprime il Paese: prendono il treno ogni giorno 5 milioni e mezzo di persone, che potrebbero aumentare se non si trovassero di fronte a un’offerta inadeguata. In Lombardia ci sono 25 comitati di pendolari a fronte delle 17 linee esistenti a dimostrazione delle condizioni di stress delle linee ferroviarie e dei pessimi servizi offerti.

Per inerzia amministrativa da 50 anni la rete rimane insufficiente e inefficiente, con falle di insicurezza gravissime come l’incidente di Pioltello purtroppo dimostra. Da una decina d’anni, Paesi del nord Europa hanno puntato, con buoni risultati, sulla mobilità sostenibile per dare una risposta ai problemi climatici, all’inquinamento dell’aria e alla congestione delle città. Sono stati, infatti, introdotti contesti di liberalizzazione che hanno favorito lo sviluppo del trasporto pubblico locale, a differenza del modello monopolista e burocratico nazionale. Le modalità di gestione delle risorse pubbliche per il trasporto vanno innovate. Puntiamo a una modernizzazione infrastrutturale e ambientale del Paese che porti il numero dei pendolari a 10 milioni entro il 2030.

Il trasporto pubblico su ferro è l’infrastruttura di cui abbiamo più bisogno ma gli investimenti statali dal 2002 a oggi sono andati per il 60% a strade e autostrade, a cui anche le Regioni danno priorità d’investimento. Per rimanere in Lombardia, quasi 3 miliardi di euro pubblici sono previsti tra pedemontana Lombarda, autostrada regionale Cremona-Mantova, autostrada regionale Broni-Mortara, collegamento Boffalora-Malpensa, parte della Tirreno-Brennero ed autostrada della Val Trompia.