650 mila domande inevase di alloggio popolare inoltrate da famiglie aventi diritto, 50 mila persone senza casa e 700 mila che non riescono più a sostenere un mutuo a causa anche della perdita del lavoro. La crisi economica e la precarietà lavorativa hanno reso centrale il tema della casa. Le case vuote in Italia sono oltre 7 milioni, più di un’abitazione su cinque. In questi numeri da capogiro le dimensioni di un dramma sociale che non trova ascolto nella politica.
Giovani coppie, single, disoccupati, lavoratori: nel mercato immobiliare, specie quello delle grandi città, non c’è un’offerta adeguata al reddito della maggior parte di loro. E non tutti hanno una famiglia a sostenerli.
Per rendere effettivo il diritto alla casa bisogna intervenire su diversi livelli. Anzitutto destinando ad uso abitativo parte del patrimonio demaniale, come le caserme, e i beni confiscati alle mafie. I costi per gli interventi di adeguamento ad uso abitativo di tali immobili, improntati a criteri ecosostenibili, andranno coperti tramite i proventi derivanti dalla vendita a privati di altri beni disponibili non più strategici per lo Stato. Ciò che noi proponiamo non ha dunque costi per lo Stato (tantomeno per i Comuni, che sono già in rosso), né prevede consumo di suolo. Conti in regola e rispetto dell’ambiente, la parola d’ordine è riconversione urbana.
La crisi inoltre ha lasciato in eredità un enorme patrimonio immobiliare abbandonato che pesa sui bilanci delle banche. Dalla sua acquisizione può venire una risposta importante al disagio abitativo. Occorre quindi istituire un fondo presso la Cassa Depositi e Prestiti che acquisisca i crediti deteriorati delle banche sugli immobili vuoti. Si tratta di palazzi vuoti che le banche si trovano in bilancio e che vengono venduti a prezzi ribassati a fondi speculativi. Attraverso il fondo si toglie alle banche un macigno dai bilanci, senza far finire gli immobili nelle mani dei fondi speculativi, si forniscono allo Stato strumenti per rispondere all’emergenza abitativa nelle grandi città e con i canoni degli affittuari si paga la manutenzione degli immobili. A beneficiare di questo circolo virtuoso sarà anche il mercato immobiliare.
Alle centinaia di migliaia di famiglie che non riescono a pagare il mutuo perché la crisi ne ha colpito i redditi, bisogna riconoscere la facoltà di ri-acquistare il loro credito deteriorato al valore a cui la banca lo venderebbe a un fondo speculativo, scadenzando le rate dei mutui in maniera da consentire loro di pagare il debito – sebbene in misura ridotta.
Sicurezza è avere una casa.