Lo Sport non è solo uno spettacolo. È un grande fatto sociale. Attraverso una corretta pratica sportiva si producono salute, benessere, crescita cognitiva, inclusione sociale, relazionalità, rispetto e buon uso delle risorse ambientali. È insostenibile che l’Italia sia ai primissimi posti in europa per la popolazione completamente sedentaria ( 40%). È insostenibile che il peso dell’esercizio della pratica sportiva sia interamente sulle spalle delle famiglie e delle centomila associazioni sportive di base che suppliscono alla assenza di politiche pubbliche, a partire dalla scuola. Insostenibile che lo sport ricco dei diritti televisivi non solo non dia niente allo sport di base, ma riceva ulteriori risorse pubbliche. Liberi e uguali propone una svolta. Al Coni e alle Federazioni sportive la priorità della cura degli eventi e dei risultati sportivi, allo Stato gli indirizzi e la determinazione delle politiche pubbliche sullo Sport, alla Scuola, alle Regioni, alle comunità locali, alle associazioni sportive di base gli strumenti e le risorse per assicurare la diffusione della pratica sportiva, libera e adattata alle esigenze e alle capacità di ogni persona, nessuna esclusa. L’obiettivo di civiltà per il paese: in dieci anni mettere in movimento dieci milioni di sedentari, rientrare così nella media europea, stare più in salute, più attivi, più felici.

Per un programma di cambiamento

Scuola: Serve un aumento delle ore curricolari di educazione fisica, ma soprattutto una revisione dei tempi e degli spazi della scuola pubblica, per educare a stili di vita attivi e introdurre progressivamente, senza esclusioni basate sulla prestazione, la pratica sportiva, anche agonistica. La scuola deve diventare una agenzia di formazione fisica e sportiva, aperta con i suoi impianti al territorio.
Per far questo serve l’ingresso nella scuola pubblica di una nuova leva di insegnanti laureati in scienze motorie.

Salute: prevedere e finanziare nel quadro del piano nazionale della prevenzione un pacchetto di azioni per la lotta alla sedentarietà in tutte le fasce d’età.
Promozione di attività sportive per bambini e famiglie in orario extra scuola, per gli adulti in orario extra lavoro, programmi di attività fisica e sportiva adattata alle caratteristiche e alle fragilità della persona, in particolare per le persone anziane. Questi interventi necessitano interventi radicali nello spazio urbano. Città “sane”, camminabili, ciclabili, con il verde pubblico e privato accessibile.
Per tutte le attività non agonistiche va abolita la certificazione medica, assicurando alle persone una corretta informazione personalizzata su benefici e controindicazioni delle diverse attività per orientarsi nella libera scelta.

L’ associazionismo sportivo: le centomila associazioni sportive di base rispondono , in massima parte grazie all’impegno volontario degli associati, alla domanda di sport del paese. Il valore sociale di questo enorme spiegamento di energie non viene adeguatamente valorizzato: l’organizzazione del sistema sportivo, delegata al Comitato Olimpico, premia il risultato sportivo delle Federazioni e trascura sia la funzione promozionale che quella sociale. Lo Stato ogni anno versa al Coni circa 420 milioni di euro, di questi solo 16 vanno agli Enti di Promozione. Neanche un euro è finalizzato al sostegno diretto delle associazioni di base.

Serve una profonda svolta: Allo Stato il compito di disegnare indirizzi ed obiettivi, all’associazionismo sportivo e alle sue reti la progettazione e alla realizzazione di campagne e progetti di sviluppo e qualità della pratica sportiva.
Va superato il finanziamento indifferenziato al Comitato Olimpico e rivista la delega incondizionata che la legge del 1942 gli affida.

Le Risorse. Parte delle risorse pubbliche già destinate al Coni andranno impiegate attraverso I Fondi già previsti dalla legge di bilancio in capo al Ministero dello Sport, per assicurare il finanziamento di impiantistica, progetti, attività di sviluppo della pratica sportiva nel territorio del Paese e dovranno essere destinati in via prioritaria alle associazioni sportive dilettantistiche e alle loro reti.

Una quota dei diritti televisivi dello sport spettacolo, per un principio di solidarietà, dovrà essere destinata al sostegno dei livelli tecnici minori, delle discipline interamente no profit, oltreché al finanziamento di attività sportive ad alto impatto sociale.

Il “mercato” dello sport: il governo ha introdotto con la legge di bilancio nell’organizzazione di tutto lo sport dilettantistico l’impresa lucrativa. Una proposta sbagliata e pericolosa, sia per lo sport a competizione regolata, che per lo sport per tutti, che va abolita nel quadro di una riforma più ambiziosa:

Nel primo caso è giusto lasciare alle valutazioni delle Federazioni sportive quale debba essere il livello tecnico in cui aprire ai capitali speculativi e alla competizione di mercato.Aver aperto questo mondo al capitale speculativo, senza condizioni, metterà la grande massa di associazioni e società, in maggior parte volontaristiche, che su base di paese o di quartiere fanno sport di competizione a basso e medio livello, alla mercé di capitali ( forse anche di dubbia provenienza) alla ricerca di profitti commerciali e di posizioni di monopolio, non certo di successi sportivi.
Sotto la soglia stabilita dagli organismi sportivi l’attività di competizione dovrà appartenere dunque esclusivamente a soggetti no profit. Ricordiamo che siamo in un campo, lo sport dilettantistico, che rientra nelle attività di utilità sociale in cui si possono esercitare le attività degli Enti del Terzo settore.

Nel caso delle attività di sport per tutti, di base, di cittadinanza: quelle che hanno come obiettivo l’avviamento e il mantenimento nella pratica sportiva delle persone con finalità diverse ( salute, socialità, inclusione, benessere, emozione, gioco…) dalla competizione regolata,
vanno aboliti i pesanti vantaggi fiscali stabiliti dalla legge di Bilancio per quelle imprese profit che ottengano un generico riconoscimento sportivo da parte del Coni . Si potranno prevedere invece agevolazioni a quei soggetti, profit o no, che siano in condizione di accreditarsi presso il sistema sanitario e le regioni presentando requisiti organizzativi, strutturali e di qualità del personale utili a perseguire con l’attività sportiva un impatto sociale positivo in termini di salute e di benessere.
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Anche la gestione degli impianti sportivi pubblici, che è una attività complessa, vorrà la collaborazione strutturale fra la proprietà e gestori associati, e potrà essere organizzata in forma di specifico consorzio o impresa e adeguatamente sostenuta.

Le politiche pubbliche sullo sport. Sport per tutti, sport di base, sport di cittadinanza. È in questo campo vasto e in continuo cambiamento, storicamente arato dai migliori Enti di promozione sportiva, che è urgente una riforma. Qui si gioca la partita della lotta alla sedentarietà e alla esclusione sociale. Qui lavorano ogni giorno migliaia di associazioni, qui nascono ogni giorno nuove attività e nuove comunità di sportivi.
E’ qui che deve entrare decisamente il settore pubblico con la capacità di scegliere e sostenere le iniziative e soggetti che assicurino qualità tecnica e risultati nell’impatto sociale.
Va sconfitta la pretesa di assoggettare questo mondo vasto al controllo burocratico ed oneroso di Coni e Federazioni.
La materia fiscale, ivi compresa la definizione dei soggetti sportivi che abbiano diritto a godere di particolari vantaggi, soprattutto fiscali, deve tornare nella competenza diretta dello Stato.
Va abolita in questo senso la barriera del nomenclatore Coni che vorrebbe arginare il mare elencando qualche centinaio di attività lasciandone fuori migliaia dallo “sport ufficiale” e dalle agevolazioni relative.

Va favorito in ogni modo l’accesso delle associazioni sportive all’Albo del Terzo settore, anche nella forma di impresa sociale, e riconosciuto e sostenuto con apposite misure, quando sia prevalente, il loro carattere volontaristico e mutualistico.

Il lavoro sportivo va riconosciuto ovunque si svolga, rivedendo la distinzione fra dilettantismo e professionismo ed assicurando a chi presta attività retribuite un contratto di lavoro, parità di tutele e diritti.

Lo sport di alto livello produce emozioni, eventi e spettacolo, spesso valore economico.
In questo campo va rilanciata la delega al CONI , al fine di premiare e incentivare le eccellenze tecniche a diffondersi fra le varie discipline e a “fare scuola” per tutto lo sport agonistico e di proporre un calendario costante di eventi sportivi sostenibili.
Lo Stato dovrà intervenire per colpire le degenerazioni della corruzione e del doping, la gestione spregiudicata dei rapporti con le tifoserie.
Vanno particolarmente seguite le carriere degli atleti, garantendo percorsi formativi e professionalizzanti paralleli alla attività agonistica.